Pasqua: mistero di morte e risurrezione

Dio, quando ha creato l’universo, l’ha affidato all’uomo (maschio e femmina) con la libertà responsabile di scegliere tra due vie: il bene e il male, la vita e la morte. Il Maligno tentatore ha indotto l’umanità alla scelta sbagliata con tutte le sue conseguenze di sofferenza e di morte che coinvolgono tutto il creato. Il peccato, generatore di ogni sofferenza e morte, ha accompagnato e accompagnerà tutta la storia dell’umanità.

Di questa realtà toccata dalla morte ben ce ne rendiamo conto noi tutti che viviamo in questo nostro tempo: come non ricordare, con sofferenza, la dura esperienza della pandemia, le numerose guerre e tensioni culturali che coinvolgono anche la nostra Europa senza farci vedere, per il momento, una prospettiva di pace? Come non ricordare il forte terremoto che ha sconvolto la Turchia e la Siria lasciando una scia di innumerevoli morti e di umane miserie per i superstiti? Come non ricordare le nostre spiagge, immerse nel Mediterraneo, che si ricoprono spesso di morti, profughi in cerca di speranza, ma che trovano rifiuto e non accoglienza, e la stessa natura che si ribella all’uomo che la usa indiscriminatamente (vedi la grande siccità di questi giorni che mette in pricolo perfino i prodotti della terra per la sussistenza quotidiana)?

Vediamo, però, con sofferenza, che coloro sulle cui spalle pesano le croci più pesanti sono spesso i più poveri, gli svantaggiati, i sofferenti, gli innocenti. E questo ci fa chiedere: “O Signore, Dio nostro, tu che ti chiami amore, perchè permetti questo? Non vedi le sofferenze soprattutto degli innocenti? Perchè non dai ascolto alle nostre preghiere? Non vedi che viene meno anche la nostra speranza?”. Dio ci risponde: “Mio Figlio, che da me procede, si è fatto uomo; Lui innocente è morto per redimere l’umanità peccatrice e quando, prima di morire, mi ha chiesto di risparmiarlo dalla sofferenza della croce e della morte, mi ha anche detto che Lui aveva accettato di farsi uomo e di venire nel mondo per compiere la mia Volontà ed è morto in croce per la salvezza dell’umanità e morendo ha associato a sè tutta l’umanità sofferente, che per seguirlo ha accolto con fede ogni giorno la sua stessa croce”.

Ma la morte in croce non è per Gesù il momento finale della sua esistenza terrena. Il terzo giorno, come aveva predetto, risorge e apre per Lui e per noi una via di resurrezione e per quella via, anche con la nostra carne redenta, entreremo, se lo avremo meritato con una vita buona, nella felicità eterna. Questa è la nostra fede.

Accettiamo, quindi, come credenti, la morte e le croci della vita con lo sguardo fisso alla Risurrezione apportatrice di pace anche per questo nostro mondo sofferente e travagliato. Preghiamo affinchè, per i meriti di Cristo Gesù e per intervento divino, la Pasqua di quest’anno sia apportatrice di pace per questa nostra martoriata terra. Con la nostra fede alimentiamo la nostra speranza!

Don Saverio